Mary si chiede cosa provi dentro di sé. È il primo Natale da soli, in un’altra città, ma non sta andando come dovrebbe andare. Ryan è distante e sono poche le parole che si scambiano. Vorrebbe tanto guardarlo sorprendersi per ogni nuova decorazione che nota nel ristorante, invece è lì che mangia in silenzio.
Una forchetta con infilzato un pezzo di salmone fa capolino dal bordo del piatto, avanzando piano verso il centro. Mary alza la testa.
Ryan la sta guardando, allungando verso di lei la mano che tiene la forchetta.
«Se tu potessi entrare dentro di me, nella mia testa, nel mio cuore, capiresti che non potrei mai lasciarti. Va contro ogni legge matematica, fisica, morale, divina, umana. È smielato e fanno schifo le frasi smielate. Le odio. Ma, cosa altro posso dirti per fartelo entrare in testa?»
Ryan accenna una risata.
Gli occhi di Mary sono puntati nei suoi come occhi che non hanno paura, perché non hanno niente da nascondere. Sono occhi presenti, che ci sono.
Ryan si sente un deficiente. Si precipita sulla sua bocca, baciandola forte, per bene, a fondo, come se dovessero recuperare tutti i baci che si sono negati in queste settimane d’inferno.